"Sii Tu per primo il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo ." Gandhi
" La democrazia consiste nella partecipazione attiva alle decisioni concernenti i beni pubblici,oppure essa non e' niente ."
H. Arendt


Scritti da Voci Attive III

7.

Partecipare, Dario Fo e l'esempio di Milano .   prof A.CArroccio

Cari Amici, sul Blog di Grillo ho visto un'intervista a Dario Fo che commenta la situazione politica italiana http://www.youtube.com/watch?v=TTAgEHdvb2E.
Fo racconta, con la solita ironia e drammaticità una scena di un film di Buster Keaton, metafora della nostra attuale situazione politica. E' stato per me un piacere ascoltarlo e vorrei condividerlo con Voi.
In particolare, perchè Dario Fo si è speso personalmente per il cambiamento nella Sua città, Milano, contribuendo all'elezione della nuova amministrazione comunale. Ovviamente, i risultati di questo cambiamento andranno valutati e giudicati; nessuno, Fo in testa, penso, li considererà positivamente solo perchè vengono da una amministrazione di diverso colore politico.
Ma questo è esattamente il percorso che abbiamo intrapreso noi: impegno per cambiare una realtà che non ci piace affatto, esigenza di portare le istanze della Società Civile, contributo costante a Chi si assumerà la responsabilità di governo, attenzione vigile a che lo sforzo civico non naufraghi nelle maglie della "vecchia politica".
Le parole di Dario Fo siano dunque  un buon viatico per tutti noi.

"Siamo in uno stato tragico davvero. C'è una crisi che si sviluppa in forme drammatiche. A parte quello che è successo in questi giorni nel sud, con queste quattro donne schiacciate dentro una palazzina. Con una ragazzina, la figlia del padrone, addirittura. Queste donne che si scopre che lavoravano per una miseria. C'è la situazione del governo: il governo che da un giorno all'altro sembra proprio andare giù. Ci sono quelli che avvertono: tutte le agenzie, gli uomini politici, stranieri, poi c'è perfino il Vescovo, il Cardinale, il Papa. Tutti che avvertono: "guardate che non si va avanti."
Mi fa venire in mente subito un film che ho visto tanto tempo fa, Buster Keaton, uno dei pochi film dove c'era un sonoro. C'erano delle urla, dei suoni, esplosioni, musica. Si svolgeva tutto con un sacco di clown dentro un palazzo, uno stanzone enorme. Si capiva dal movimento, dalla pantomima, che si trattava di un governo. Un governo dove tutti quanti stavano litigando: si facevano cattiverie, insulti, si prendevano a schiaffi - da clown naturalmente - e nel mezzo c'era una statua. La statua indicava la presenza straordinaria del Presidente della Repubblica, di cui si trattava in quel momento. Si davano insulti e soprattutto c'erano grandi rumori. A un certo punto ci si accorge che la statua barcolla, allora tutti smettono di litigare tra loro e accorrono per tenerla su e si mettono uno sulla spalla dell'altro per prendere le scale e montano su per tenerla. La testa si sta distaccando, la rimettono, la riavvitano, poi scendono piano, piano e si mettono di nuovo seduti e cercano di non fare rumore perché hanno capito che il rumore, l'urlo, le parole gridate, le bestemmie determinano questo trillare e questo movimento. Parlano piano, poi si dimenticano del pericolo che cada questa statua che è emblematica del potere, soprattutto si sente che se crolla quella statua, crollano tutti. Ecco che a un certo punto si mettono a urlare di nuovo, ma poi fanno silenzio perché c'è questo muoversi della statua che addirittura si agita e ecco che di colpo fanno silenzio e parlano piano, piano e ce ne è uno che starnuta e lo azzittiscono subito. Un altro che ha un colpo di tosse, un altro che ha paura della statua che gli cada addosso, si mette a urlare: “Fermo!”, lo tappano, lo buttano per terra e poi si mettono intorno alla statua e la statua sta su, piano, piano andiamocene, vanno fuori, piano, piano, escono e quando stanno per uscire, “CRÀ!”, di nuovo la statua si muove. Qualcuno si muove per tenerla su, niente, cade, cade, cade, via tutti escono, escono, escono e comincia a muoversi anche il palazzo, il palazzo crolla, escono appena, appena, appena un pelo escono “WAAA!” tutto quanto crolla il palazzo con la statua di mezzo. Questi che si sono appena salvati cominciano a piangere, disperati: "cosa succede? Noi?" Scoppia una grande risata, si guardano e ci sono di dietro a loro centinaia, migliaia, una folle enorme di gente che applaude e grida: “Oh, finalmente era ora, era ora!
Anche noi aspettiamo quell'“era ora”, ma credo che non basti aspettare così alla finestra che ognuno di noi deve fare il proprio mestiere e in questo caso il proprio dovere per meglio dire è informare, essere presenti, partecipare, non aspettare che gli altri risolvano i problemi e che ci diano il via e soprattutto evitare i silenzi, i rimandi di certi politici e mettersi in testa che solo una presenza intensa ha la possibilità di risolvere in problema, essere presenti fino all'impossibile, questo è il nostro dovere!"

                                                                                                     Prof Antonio Carroccio




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Breve  storia di Voci Attive  in 60"

VOci Attive nasce   da un’idea e una  proposta di Vito Restivo.

Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 sulla spinta  dell’indignazione popolare causata
dalla  dis-amministrazione di questa nostra citta’ ,Vito Restivo  pensa di convocare e riunire  attorno a un tavolo  vecchi  e nuovi amici e compagni  di cammino  per discutere e provare ad analizzare  la situazione .

Similes cum similibus congregantur.

Tutti semplici cittadini.
La compagine da subito si ritrova in naturale sintonia  e si dimostra coesa e ispirata dagli stessi principi   e ideali ,sostenuta  non a caso dai trascorsi  comuni  percorsi formativi e di vita  affrontati .
Molti di noi sono gia’ da lungo tempo responsabili,animatori,partecipi,promotori  di percorsi di movimento o  associazione,volontari in ambito sociale assistenziale  con esperienze sia in Italia che all’estero.

 Inoltre  molti di noi  per ragioni di  lavoro e per l’ impegno profuso sono  portatori ed espressione  di  un ricco tessuto  di relazioni umane .

Tra  noi  un piccolo e variegato universo sociale.
Siamo insegnanti,educatori,medici,infermieri,professionisti,imprenditori (anche  di se’ stessi),funzionari e impiegati della  pubblica  amministrazione ,professori universitari,professionisti e tecnici  del  settore  privato,di grandi e piccole  imprese,in tutto  occupati e non.
.E poi  anche  papa’ e mamme ,che vivono la responsabilita’ quotidiana del loro compito .

Il gruppo  pensa percio’ di continuare a  incontrarsi piu’ volte per riflettere  positivamente e  costruttivamente sul “da farsi” e  innanzitutto per  capire.

Iniziano sei mesi di incontri con i principali rappresentanti della vita  politica  e sociale di Palermo e  della  Sicilia.

Anche  importanti testimoni dell’Italia  tutta partecipano a questa  nostra  ricerca di  senso.

Dopo questa  prima  fase si ha il primo  passo  verso la  consapevolezza che la soluzione possibile  al malgoverno consiste essenzialmente nella ri-appropriazione da parte  della  cittadinanza  delle  connaturali  funzioni  di partecipazione civile e politica da troppo  tempo abbandonate a una  forma  di delega passiva e de-responsabilizzante.

In un primo momento  il gruppo collabora con il nascente  Patto per  Palermo ,poi Voci Attive decide di entrare  a  far parte  del  percorso fondativo  dei Movimenti  Civici  Siciliani ,soprattutto con una  fattiva  collaborazione nel delicato periodo della  post  fondazione.
Nel frattempo  Voci Attive organizza,promuove,sostiene  diverse  occasioni  di incontro (dibattiti,conferenze su temi  etico-sociali ,politici )   con la cittadinanza anche  in collaborazione e in  simbiosi con altre importanti associazioni e  con  la  collaborazione e l’invito  di  esperti relatori .
  
Voci Attive si distingue per l’apporto dato in favore  del raggiungimento del quorum per i   referendum 2011 e  per la  scelta  netta  di  sostenere  i quattro  SI  .

In vista  dell’approssimarsi delle elezioni  amministrative Voci Attive  matura  la  scelta  di non  tirarsi indietro e partecipare direttamente alla  vita  politica cittadina.
Voci Attive  ivile e politica .o del 2010 s della  relazione tto per brevi cenni anche  se  non sempre tutti  hanno  potuto partecipare  e  aderisce quindi sin dalla  fondazione al movimento di iniziativa  politica  Palermo Piu’ .

Sono  tante le   occasioni  ove  lungo il percorso  qui descritto per brevi cenni non tutti  hanno  potuto partecipare  e  seguire  poi  da vicino  ogni  attivita’ .MA  la  vicinanza di idee  e  le  fila  della  relazione iniziata e ormai   salda hanno portato  a una  trama  di interesse  comune   di partecipazione  tanti amici  e amiche  che  ci seguono  con affetto e da veri e pieni protagonisti  anche  se non sempre presenti agli eventi.

Grazie  al diffuso riconoscimento  del nostro lavoro ,alla stima  guadagnata nel quotidiano, siamo  certi di essere ormai una  realta’  viva ed operante nel panorama  sociale e politico  palermitano.

                                                           
                                                    da  Voci Attive






Vivere di netiquette

Ci sono   frasi  che sento ripetere spesso di questi tempi .
Continue e pressanti  istanze di brevita’ ,concisione,essenzialita’.
Beh, che si possa dare un discorso breve e conciso ove possibile e’ senz’altro cosa buona e giusta .
Ma riguardo al fatto che i discorsi brevi e concisi riescano a spiegare l’essenza ,su questo nutro molti dubbi.La definizione e’ breve e concisa ,ma non spiega l’essenza ,si limita a offrirla.
Siamo cosi’ sicuri di essere tutti sufficientemente pronti a cogliere le essenze dalle definizioni ?
Di cogliere pienamente e quasi di scatto il pensiero dell’interlocutore?
O viviamo piuttosto nell’insofferenza verso tutto cio’ che dura piu’ di trenta secondi ?
Ecco perche’ siamo stracolmi di spot inessenziali,anche se innegabilmente brevi e concisi .
La verita’ e’ spesso un percorso lungo.
E chi non ha pazienza di ascoltare …. perde il treno


MArio  Guglielmino





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Note per un approccio al concetto di bilancio partecipativo1
A PROPOSITO DI:
Che cos'è il bilancio partecipativo.  A cura  del  dr  Vincenzo Raieli
Giovanni Allegretti, uno dei maggiori esperti in materia definisce il bilancio partecipativo
come un "processo decisionale che consiste in un'apertura della macchina istituzionale alla
partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell'assunzione di decisioni sugli
obiettivi e sulla distribuzione degli investimenti pubblici".
Il bilancio partecipativo è dunque un processo volontario, non previsto da leggi, che le
amministrazioni mettono in essere per condividere con i Cittadini e tutti i portatori di
interesse presenti in un territorio (associazioni, imprese e altri enti) le scelte di ripartizione
delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione di servizi e investimenti.
Attraverso incontri organizzati in gruppi tematici gli stakeholder (cittadini, associazioni e
altri enti) sono chiamati ad esprimere le loro preferenze sugli obiettivi delle politiche di
settore previsti nel bilancio. Gli incontri sono anche l'occasione in cui emergono esigenze che
gli stakeholder sentono come prioritarie per il miglioramento dei rapporti con l'ente, oltre
che un' occasione di raccolta di informazioni su possibili obiettivi futuri.
Il Bilancio partecipativo è quindi processo, strumento e spazio in cui si deve poter ricostruire
nel tempo e in maniera collettiva il concetto di "bene comune", trasformando le tensioni in
un progetto condiviso improntato al dialogo con le istituzioni. Prende forma di documento
contabile, ma è soprattutto il luogo dove cittadini e istituzioni costruiscono insieme la
gerarchizzazione delle priorità di spesa di un'amministrazione.
Alcune considerazioni a cura di Donatella Bruno Osservatorio Finanza Locale CGIL Roma e
Lazio
BILANCIO PARTECIPATIVO – BILANCIO PARTECIPATO
Nell’ambito della partecipazione sociale, la confusione regna sovrana e si tende
ad usare Bilancio Partecipativo e Bilancio Partecipato come sinonimi, mentre, come si
vedrà più avanti, sono concettualmente e metodologicamente diversi. Inoltre, la
terminologia appare, nella poca letteratura disponibile, instabile e incerta; è spesso
scambiato il Bilancio Partecipato con quello Partecipativo e viceversa. Si proverà, quindi,
a sistematizzare sia gli aspetti terminologici che quelli di contenuto.
Il Bilancio Partecipativo richiama alla memoria il concetto di democrazia
partecipativa, dove tutti i cittadini contribuiscono per via diretta. Ciò induce a dedurre
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che per partecipativo deve intendersi un bilancio che si forma per mezzo delle decisioni
assunte “direttamente” dai cittadini. Mentre, il termine partecipato attiene
principalmente al bilancio in quanto tale, come semplice premessa metodologica, e non
riferito al ruolo “diretto” dei cittadini, e, quindi, richiama il concetto di democrazia
rappresentativa, dove i cittadini partecipano “indirettamente” attraverso le loro
rappresentanze, politiche e sociali. In tale ultima fattispecie non è, in ogni caso, escluso
l’utilizzo di forme di consultazione che, al contrario, rappresentano il presupposto della
partecipazione.
Risolvendo così il problema terminologico, proviamo a dare una definizione delle
due tipologie di bilancio.
Bilancio Partecipativo
Iniziamo ad esaminare il Bilancio Partecipativo per primo, per due ragioni:
a) è quello che è apparso per primo nelle pratiche di partecipazione in Sud America;
b) è quello che maggiormente si caratterizza con la partecipazione diretta dei
cittadini.
Nel 1989, nello Stato di Rio Grande do Sul in Brasile, con capitale Porto Alegre, la
neoeletta amministrazione composta da rappresentanti del Partido dos Trabalhadores
(Partito dei Lavoratori) sperimenta una nuova e alternativa forma di costruzione del
bilancio, che coinvolge direttamente la popolazione locale: il 5% del bilancio del
Comune è messo a disposizione delle assemblee cittadini, appositamente convocate, e
delle organizzazioni non governative che decidono direttamente dove, come e quando
investire.
È importante sapere che le condizioni di partenza della municipalità di Porto
Alegre, erano quelle di forte concentrazione del potere, dilagante clientelismo politico e
corruzione che avevano portato a gravi deformazioni dell’azione amministrativa e alle
conseguenti ricadute sulla popolazione.
Il successo del Bilancio Partecipativo di Porto Alegre ha permesso, al Partido dos
Trabalhadores, di governare ininterrottamente la municipalità dal 1988.
Il Bilancio partecipativo si è diffuso in America Latina, in Europa e anche in Italia.
Attualmente circa 200 municipalità in tutto il mondo adottano, anche se in forme diverse,
sistemi di formazione dei bilanci basati su metodiche di partecipazione sociale.
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A questo punto è ragionevole porsi la domanda: perché tutto questo interesse
attorno a queste nuove forme di partecipazione sociale al bilancio preventivo di
un’Amministrazione pubblica?
Essenzialmente per tre motivi:
a) assicura consenso agli amministratori;
b) consente, almeno potenzialmente, di rispondere a bisogni e risolvere
problematiche particolarmente sentite con la priorità necessaria;
c) consente l’emersione di sofferenze nascoste.
Tentiamo anche noi di dare una definizione compiuta e soddisfacente di Bilancio
Partecipativo, particolarmente importante, perché, come già detto, la confusione
terminologica sopra accennata potrebbe sfociare in una confusione di contenuti che
non permetterebbe, a coloro che si occupano dell’argomento, di parlare la stessa lingua
e fa rischiare alle istituzioni di passare, con una certa disinvoltura, dalle motivazioni
funzionali e politiche alla moda e alla propaganda.
“Il Bilancio Partecipativo è un metodo di formazione del bilancio preventivo che richiede
la partecipazione diretta dei cittadini alla redazione di specifici capitoli di spesa nei limiti
di quanto appositamente stanziato dall’Amministrazione pubblica”.
Bilancio Partecipato
L’uso del participio come aggettivazione del sostantivo bilancio, già di per sé,
chiarisce sufficientemente l’accezione con la quale s’intende la partecipazione sociale
alla definizione del bilancio di previsione di un’Amministrazione locale. È il bilancio ad
essere partecipato, non è il cittadino, nella sua individualità, a partecipare direttamente
alla formazione del bilancio. Questa affermazione, in prima analisi, potrebbe risultare
incongruente dato che non può esservi atto partecipato senza partecipazione. Ma è da
considerare che esistono differenze importanti tra le diverse forme di partecipazione che
pure non ne attenuano il significato politico: la partecipazione diretta implica
l’espressione del singolo che compone, per somma algebrica, l’espressione collettiva,
mentre la partecipazione indiretta, sia per mezzo di una fase consultiva, sia attraverso la
mediazione dalle rappresentanze, sia con un momento consultivo ed uno, successivo,
mediato dalle rappresentanze, è in grado di costruire livelli di individuazione dei bisogni e
delle priorità in grado di considerare il conteso complessivo in cui opera e dal quale,
invece, si astrae la partecipazione diretta. Quindi, un bilancio che si forma sulla base di
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una larga consultazione dei cittadini e sulla mediazione dei soggetti collettivi
rappresentativi ed è una forma di partecipazione sociale, anch’essa compiuta.
Nel Bilancio partecipato, dunque, assume rilievo il ruolo degli stakeholder, intesi
come rappresentanze, che intervengono nella fase propositiva e in quella decisionale a
comporre interessi in prima approssimazione contrastanti.
A questo punto appaiono abbastanza chiari i termini essenziali e il profilo del
Bilancio Partecipato da poterne dare una sufficiente e intellegibile definizione:
“Il Bilancio Partecipato si sostanzia nella partecipazione popolare alle decisioni inerenti gli
interventi pubblici e si realizza attraverso incontri con la cittadinanza finalizzati alla
conoscenza del bilancio dell’Ente pubblico così come proposto e all’accoglimento, per il
tramite della mediazione dei soggetti dotati di rappresentanza politico-sociale, delle
istanze direttamente provenienti dai cittadini”.
Qualche sito per saperne di più
In Italia
Il Bilancio Partecipativo su Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Bilancio_partecipativo
Rete Nuovo Municipio
http://www.nuovomunicipio.org/

                                                      dr Vincenzo Raieli



12  Schierarsi  senza  de-finirsi

continua dalla home page introduzione:

Con questo intervento  ci piacerebbe inaugurare , suscitare e provocare  un dibattito e  un confronto  sullo specifico ruolo del movimentismo nel panorama politico palermitano.
A nostro avviso infatti il problema della  rappresentanza democratica  per le  prossime  elezioni amministrative a PAlermo consiste e si risolve a una  condizione: che si offra  risposta contemporaneamente e  organicamente alle  seguenti tre  somme questioni :
Chi   ? 
2  Quali problemi  e  quali  soluzioni?
3  Quale  metodologia  davvero  nuova per la  partecipazione?

Nel magma dell'operativita' spesso  infatti constatiamo che il terzo punto risulta  dimenticato,sottoesposto,sottovalutato.

Riguardo al  Chi ? :
La gagliardia e la  sicurezza   del super uomo di turno non ci allettano piu'.
L'intelligenza  (la  sapienza),per nostra  fortuna ,puo' aver  sede in qualsiasi zucca,rossa o bianca che sia.

Riguardo ai problemi :
Una  soluzione  meramente  tecnica  di uno o piu'  problemi non e' il solo vero  nodo  della  disamministrazione  di una  citta'come Palermo

Quale  metodologia partecipativa ?
Il vero nodo cruciale  e  la  vera  scommessa  e' la riappropriazione del proprio  ruolo (smarrito negli anni bui di delega e  indifferenza)  da parte  dell'intera  cittadinanza ,ruolo di controllo,vigilanza ,pressione ,e  soprattutto di partecipazione  coi metodi  che  la  democrazia diretta ci insegna,per trovare  nuove motivazioni all'esercizio  della  civicita',per risolvere i problemi  e  migliorare  la  qualita'  della vita con soluzioni  pensate insieme  ,condivise,per trovare  e far  uscire  dal nostro proprio  stesso grembo  gli amministratori  .LA  democrazia  partecipativa  deve essere  il primo punto di ogni programma  politico e di ogni  campagna  improntata  dal movimentismo civico.Affermiamo il nostro No ai leaderismi e  ai  sensazionalismi progettuali.LA nostra  scelta cade  su un rappresentante  che  stimiamo  per aver  condiviso con noi questi principi  e criteri.

Questo dibattito  ha  anche  il compito di formare in itinere  e ribadire quei concetti  teorici  anch'essi da condividere tra  tutti in modo da  costruire un linguaggio  comune  e procedere con coordinate  di riferimento in un progetto  che  prima  ancora  che politico  deve  essere  culturale ,e  cio' costi quel che  costi    ,pena la sconfitta morale ,   ....anche  a costo  della/ o / nonostante  la / vittoria che in quel caso  potrebbe  risultare  del tutto  casuale e  fondata  sulle  sabbie  mobili di un  consenso solo pubblicitario.

Redazione  Voci attive




 Nota d’invito per  una riflessione  sul significato dell’impegno politico- elettorale  -amministrativo dei movimenti civici di cittadinanza  attiva


Schierarsi senza  de-finirsi. Schierarsi  senza  sé-finirsi.
Scendere in campo (costrutto mai come oggi usato e  abusato ) ma  senza  linee,ne’ aree di rigore,ne’ centrocampo,ne’ bandierine  .Scendere in campo  per lavorare  semplicemente uniti ,tutti e ventidue i giocatori (e poi perche’ solo di calcio ?).
Potrebbe  essere  questa  la  chiave  interpretativa  ed ermeneutica dell’azione dei movimenti civici. Eppure anche  questa  possibile  definizione tradirebbe  il vero  spirito del fenomeno  movimentistico .

Un dato  :  le vecchie  categorie politiche   (dico vecchie senza alcuna implicazione  rottamatoria  ne’ di piu’ o meno velato qualunquismo antipolitico….sia chiaro una volta per tutte: i  partiti sono e  rimarranno  organici ed essenziali alla stessa costituzione democratica!)   non possono  e non dovrebbero  essere applicate  al nuovo travolgente  senso di cittadinanza attiva che si sta  liberando come da fissione del nucleo sociale.
Il bene  comune in se’  non  e’  ne’ di destra  ne’ di sinistra.
Le risorse che  servono a  realizzarlo invece sono sensibili  alle  scelte di interesse delle parti in gioco.

Nel pensiero di rete  e movimentista pero’ le parti  scompaiono, prevale  piuttosto il senso  della  reciproca  appartenenza .
Si puo’ dire che il principio biblico "Nessuno tocchi Caino"  rappresenti al meglio  l’istanza unitaria  sintetica del movimentismo civico  ,deciso  a  unire piuttosto che dividere ,al contrario   delle  logiche partitico-divisorie (di parte-fazione) .
Una  dialettica quindi  non  tra  opposti  ma  tutta interna  alla societa’  intesa  come un insieme organico .
Un raccontino da mito di fondazione  quindi  val piu’ di tutte le  discussioni Marxiane  e Hobbesiane ?
Probabilmente e   in un certo senso si, e la   sua vetusta’ disvela un sorprendente  valore di verita' .

Destra  o sinistra  ,centro … o altro ? In un tempo quasi ammorbato da questo   bipolarismo spurio all'italiana ,cosi' accanito  nel proprio desiderio di  particolarismo   ec-centrico , tanto da  rivelarsi  egocentrico  ed egoistico  fin nei suoi piu’ bassi istinti (tra  mille campanili ) ,ancor di piu’ il movimentismo ha il compito   di dichiararsi con categorie  nuove o addirittura  senza  categorie.
MA  cio’ non vuol affatto dire  che  si instauri il tempo della politica  senza  qualita’e senza  valori.

L’ortoprassi ,qualcuno afferma,dovrebbe  prevalere  sulle  istanze  definitorie teoriche
Ma  e’ anche  vero  che  per l’  ortoprassi  e’  indispensabile  una orto-teoria .

Quali concetti allora? Sopra  /oltre ,prima  e dopo ?

Io propendo per una  definizione in cui le categorie  del contingente , dello storico e della  nuova  consapevolezza  del valore di  cittadinanza siano  determinanti.
Quindi il tempo come categoria primaria della  politica  dei movimenti.
Hic et nunc,con uno sguardo al passato ,alla memoria  ,e con l’intenzionalita’ verso il futuro,il progetto ,il sogno.
E il soggetto ,l'essere,e' la stessa  rinata consapevolezza del valore della  cittadinanza e della  comunita' sociale ,questo desiderio  di dire  "noi " e  il bisogno di partecipazione perche' le  cose "vadano meglio per tutti"  grazie  all'apporto  di ciascuno che abbia  buone idee e  che  si ponga il problema dell'Altro da me -come me  ,consapevolezza della  comune  responsabilita'  condivisa .


Il movimentismo  ha una  sua  propria  autonomia  e spinta vitale  assolutamente  distinta  dalle tradizionali classificazioni.
MA non per questo puo’ permettersi (sarebbe contrario  alla  sua  natura)  la hybris del filosofo,rischiando dinamiche di chiusura e autoreferenzialita’.

La forza  dei movimenti  sta invece  nel  cercare costantemente  il dialogo  con ogni  forza sana  che intenda  procedere  sulla strada  della lealta’ e della fiducia  e del reciproco  riconoscimento.

Ecco perche’ li ritroveremo  senz’altro alla fine accanto alle figure  dei partiti tradizionali che  accetteranno  questo  percorso e lo condivideranno.

I soliti malignatori diranno  che  si tratta  di un vecchio divano  camuffato di nuovo.
Non hanno  compreso  per invidia o interesse o anche  soltanto per difetto  di  conoscenza  che  invece  la  possibilita’  di  rinascita  epocale e solidale sta   proprio  qui.

Piu facile ,anzi proprio nulla  quaestio ,  per l’identita’e la  storia personale ,la  formazione,il patrimonio spirituale  culturale e valoriale  dei singoli.
Ciascuna  persona puo’ definirsi e  credere  nei valori della  sinistra  ,della  destra  o del  centro,e  puo’ insieme   cooperare  nel contesto del movimentismo,e  addirittura  parlare a chi sa comprendere il mondo attraverso quei valori.
Le  due  cose non stanno in  contraddizione.Tutt’altro ,il nuovo paradigma  non puo’ che  uscirne arricchito.
Sui valori ,di qualsiasi  parte ,non si negozia.


    Mario  Guglielmino
 consigliere di Voci Attive e componente  della Redazione Voci Attive  








14   WELFARE  :TUTTO  ..o  quasi


a  cura  del Prof  Angelo  Baccarella




La definizione di welfare state
si intende per “welfare state” o “stato sociale” o “stato del benessere”, come “l’insieme degli interventi dello Stato in campo sociale” per garantire, appunto, il “benessere” dei cittadini e favorire una migliore condizione di vita; è, all’interno delle politiche pubbliche, il complesso delle politiche sociali nei settori della previdenza, dell’assistenza, della sanità, dell’istruzione, della famiglia, della casa, della lotta alla povertà e alla esclusione sociale e, soprattutto negli ultimi anni, del sostegno alle politiche del lavoro, mediante le quali lo Stato fornisce ai propri cittadini forme di protezione (assistenza e assicurazioni sociali), contro i rischi e i bisogni prodotti dal cambiamento della società...
(::)
 In campo economico, classicamente, il welfare è stato definito come “un’architettura istituzionale intesa a rimuovere le imperfezioni dei mercati” e delle connesse società e cioè l’insieme di norme sociali che in un dato contesto governano la redistribuzione delle risorse.  il Welfare non è una politica assistenziale tout court ma un diritto del cittadino  derivante dal fatto di essere cittadino e che, in quanto tale,  contribuisce alla spesa sociale attraverso le tasse - in altre parole il welfare è “l’utilizzo delle risorse pubbliche” (imposte e contribuzioni sociali) per garantire ai cittadini gli stessi diritti di partenza (quali ad esempio: il diritto allo studio – libri in accomodato d’uso ecc; il diritto all’assistenza sanitaria – trattamento odontoiatrico, visita oculistica e fornitura di occhiali ecc) e per intervenire in presenza di bisogni accertati (ad esempio incapacità di lavoro, invalidità da infortuni o malattie, ecc). Se poi una persona se lo può permettere e vuole farlo, si compra i libri scolastici in versione copertina dura e gli occhiali Gucci e si paga lo specialista e l’ospedale privato.
 l’insieme delle “politiche sociali” mediante le quali lo Stato fornisce ai propri cittadini forme di protezione.

Per quanto riguarda il sistema sanitario e previdenziale, in coda ti trasmetto un insieme di indirizzi web “ufficiali”, con dati statistici che mettono a confronto l’Italia con altri paesi. accorgerai che molti dati relativi all’Italia mancano.

Il confronto tra gli altri Paesi mette in luce quella che è stata definita “l’anomalia italiana” che riguarda la classificazione e composizione della spesa per la protezione sociale. Dai dati comunicati a Eurostat risulterebbe che l’Italia è il Paese che destina la parte più consistente delle risorse per coprire le funzioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). Tuttavia un’analisi più approfondita rivela un insieme di asimmetrie informative dovute al fatto che in Italia (ma probabilmente anomalie simili sono presenti anche in altri paesi) nella spesa IVS sono presenti altre spese sociali. Pertanto il confronto con i Paesi europei può essere effettuato solo a livello di sistemi di protezione sociale nel loro complesso, il ché permette di evitare la questione “tutta italiana” sui criteri di classificazione da adottare per definire i settori dell’assistenza e della previdenza.
In breve le peculiarità italiane si possono riassumere così:
a) voci di spesa contabilizzate nella “funzione” vecchiaia che non hanno la caratteristica di “pensione”
- TFR e indennità equivalenti
- Pensioni di invalidità di natura previdenziale percepite da persone con età superiore a quella di pensionamento
- Pensioni ai superstiti senza limiti o vincoli
- Prepensionamenti e pensioni anticipate
b) discutibile collocazione di alcune spese (pensioni integrate al minimo, indennità varie, assegni familiari, assistenza al comparto agricolo)
c) mancata contabilizzazione della spesa per le contribuzioni figurative
d) sottostima di alcune voci di spesa per la protezione sociale

Le “peculiarità italiane” incidono impropriamente sulla spesa pensionistica, dandone una informazione distorta e inesatta facendo risultare STATISTICAMENTE che lo stato italiano ha una maggiore spesa “sanitaria e previdenziale” rispetto agli altri paesi!


In dettaglio possiamo vedere alcune differenze ( dati relative a qualche anno):
ISTRUZIONE:

ITALIA

  • L’Italia ha investito in educazione il 4,50 per cento del Pil, meno della media europea.
  • Sono previsti rimborsi spesa per chi ha i figli iscritti alle scuole paritarie, cioè gli istituti non statali che hanno ottenuto il riconoscimento della parità e che dunque fanno parte del sistema pubblico dell’istruzione: è previsto un contributo a parziale copertura delle spese per la retta da 353 a 564 euro, a seconda del grado di scuola (solo per la scuola dell’obbligo, cioè fino al primo anno delle superiori).
  • Il sistema universitario italiano è prevalentemente pubblico con costi mediamente contenuti: nelle università pubbliche le tasse universitarie possono variare dai 1.000 ai 1.400 euro l’anno. Le università non statali hanno costi variabili e normalmente sono più care di quelle pubbliche.

FRANCIA


  • Gli investimenti pubblici nel sistema educativo in Francia si aggirano intorno al 5,81% del Pil. Caratteristica dell’educazione francese è sempre stata la centralizzazione che ha provocato uniformità in tutte le scuole del Paese:
  • l’istruzione materna è facoltativa e viene impartita, dai due ai sei anni, nelle scuole materne o nelle classi infantili annesse a una scuola primaria;
  • la scuola dell’obbligo comporta tre gradi: un ciclo elementare, un ciclo di osservazione o un ciclo di transizione con biennio finale;
  • dopo la scuola elementare, gli alunni che non vengono riconosciuti idonei all’ammissione alla sixième debbono frequentare le classi biennali, dove si mettono in atto metodi didattici adeguati al livello intellettuale e alle capacità degli iscritti. Segue un biennio finale;
  • al termine dell’istruzione dell’obbligo i giovani possono proseguire gli studi nei licei classici, moderni o tecnici. Tale istruzione comporta due anni di insegnamento impartito in diversi settori e un anno nella classe terminale. In tutte queste sezioni gli allievi studiano filosofia e si preparano a sostenere l’esame di baccalauréat, diviso in due parti;
  • l’ammissione alle facoltà universitarie è consentita senza restrizione a tutti coloro che siano in possesso del baccalauréat o di titolo equivalente.

GERMANIA


L’istruzione obbligatoria ha una durata di nove anni (dal 6° al 15° di età) e la frequenza di tutte le scuole pubbliche è gratuita:
  • l’educazione prescolastica, facoltativa, si svolge nei Kindergärten, giardini d’infanzia comunali, confessionali e in maggioranza privati;
  • l’istruzione primaria nella Grundschule (scuola elementare) ha una durata generalmente quadriennale, dopo di che si offre la scelta fra tre tipi di scuola secondaria: la Hauptschule (scuola dell’obbligo), che dura cinque anni e al termine della quale si entra nel mondo del lavoro frequentando parallelamente scuole professionali triennali per 8 o 10 ore settimanali; la Realschule (scuola media o tecnica), che dura sei anni e porta al conseguimento di un diploma che abilita alla frequenza di una scuola superiore di qualificazione (höhere Fachschule) di durata triennale; il Gymnasium , tradizionale scuola superiore tedesca, che dura nove anni e al termine del quale si consegue un diploma di maturità (Reifszeugnis o Abitur), che dà accesso all’università e agli istituti superiori equiparati. Esiste anche una scuola integrata, la Integrierte Gesamtschule.
GRAN BRETAGNA



In Gran Bretagna si inizia ad andare a scuola all’età di 5 anni e l’educazione è obbligatoria fino a 16 anni. Vi sono sia scuole private che pubbliche ma il 93 % dei bambini frequenta quelle pubbliche.
  • La scuola primaria va dai tre agli undici anni ed è divisa in tre stadi: scuola materna (nursery school) dai 3 ai 5 anni, non obbligatoria; scuola infantile (infant school) dai 5 ai 7 anni; scuola giovanile (junior school) dai 7 agli 11 anni.
  • L’istruzione media è di tre tipi, corrispondenti alle tendenze attitudinali degli allievi: scuola secondaria (secondary grammar school), scuola tecnica (secondary technical school), scuola moderna (secondary modern school).
  • Esistono inoltre le public schools, scuole private caratterizzate da un manifesto stile aristocratico, le più conosciute delle quali sono: Eton, Winchester, Westminster, Harrow, Rugby, Saint Paul, Shrewsbury.
  • In Scozia le scuole secondarie sono di due tipi: quelle di 3 anni e quelle di 4, 5, 6 anni. Nell’Ulster vi sono grammar schools, scuole intermedie secondarie e scuole intermedie tecniche, equivalenti delle modern e delle technical schools del Galles e dell’Inghilterra.
  • All’università si accede attraverso un esame molto selettivo e i suoi corsi durano generalmente 3 o 4 anni, al termine dei quali si consegue il titolo di bachelor (first degree); per conseguire i titoli di master e di doctor si richiede un ulteriore proseguimento degli studi.

USA



Negli Stati Uniti si inizia ad andare a scuola a 6 anni:
  • si inizia col frequentare la Elementary school, dopodiché si entra nella high school, la nostra scuola media, che può essere, a seconda delle età, junior dai 12 ai 14 anni e senior dai 15 ai 17 anni. Nella scuola secondaria, per chi è meno attratto dagli studi umanistici, vi è la possibilità di imparare a utilizzare utensili professionali attraverso corsi di tirocinio che introducano al mondo del lavoro.
  • Pur essendo lo stato che, nominalmente, si fa carico del sistema educativo, l’ordinamento federale degli Stati Uniti delega la strutturazione del percorso didattico agli enti federali. Una tale impostazione rende le varie municipalità assolutamente autonome, sia finanziariamente che sostanzialmente, nel concepimento di una struttura pedagogica.
  • Da ciò deriva una discreta eterogeneità del sistema scolastico laddove discriminante primaria è la capacità di raccolta tributaria dell’ente locale. In altre parole, laddove lo stato è ricco, anche la struttura scolastica può godere di una discreta affidabilità, laddove, invece, lo stato non gode di floridità economica, il sistema educativo non può che risentirne. Ciò origina una scuola su due livelli e molto selettiva. Una scuola in cui le persone che godono di un reddito sufficiente possono permettersi di ricercare i migliori college e in cui, agli altri, non rimangono che gli istituti meno rinomati e meno selettivi.)
SANITÀ

ITALIA

  • Le persone che sono riconosciute invalide civili, del lavoro o di servizio, hanno diritto a non pagare o a pagare in forma ridotta, secondo le disposizioni delle singole Regioni, i ticket delle spese mediche e sanitarie.
  • Gli assistiti che vivono in condizioni disagiate hanno diritto, per motivi di reddito, a non pagare o a pagare in forma ridotta i ticket delle spese mediche e sanitarie (Legge n. 724/94 e n. 549/95). Sono le singole Regioni che stabiliscono in dettaglio quali sono le persone che ne hanno diritto, la forma di esenzione (totale o parziale) e, nel caso dell’esenzione parziale, la quota che deve essere pagata.
  • Le persone che soffrono di malattie croniche o invalidanti, oppure di malattie rare, che sono affette da tumori, che sono in attesa di un trapianto o che sono tossicodipendenti in terapia con il metadone o in una comunità di recupero, hanno diritto all’esenzione sui ticket, parziale o totale per le cure mediche e sanitarie collegate alla malattia. Sono le singole Regioni che stabiliscono se l’esenzione è totale o parziale e che, in quest’ultimo caso, fissano la quota che deve essere pagata.
  • Il 19% delle spese sostenute per cure mediche e per l’assistenza sanitaria possono essere detratte, scalate cioè dalle tasse da versare, calcolate sul reddito annuale. La detrazione è applicata per somme eccedenti 129,11 euro.

FRANCIA


  • La copertura sanitaria universale è stata sostituita nel 2005 da una legge che prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali.
  • La nuova legge limita inoltre l’assistenza medica gratuita a persone che guadagnano meno di 690 dollari al mese.
  • Finanziamento: sistema di previdenza sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni).
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici).

GERMANIA


  • Copertura sanitaria: Assicurazione Sanitaria Obbligatoria.
  • Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni.
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica).
  • Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata.
  • La Germania si basa sul pilastro del Fondo Malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo che si assicura. Ad oggi, circa il 10% della popolazione tedesca ha aderito a questo sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di aumento dell’onerosità complessiva del sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che i premi si calcolino su un pool anagrafico permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o patologie croniche individuali.

GRAN BRETAGNA


  • Il sistema sanitario inglese è impostato sul National Health Service (NHS), il servizio pubblico che provvede all’erogazione e al finanziamento dei servizi sanitari per tutta la popolazione. Il NHS è finanziato per l’80% dalla tassazione generale, per il 16% da contributi sanitari e per il resto dalla compartecipazione alla spesa da parte dei pazienti.
  • I fondi confluiscono al Ministero del Tesoro e la spesa per il NHS è decisa dal governo in sede di destinazione annuale della spesa pubblica. I fondi affluiscono separatamente a due servizi: il servizio di assistenza di base e i servizi ospedalieri che comprendono gli ospedali, i servizi medici specialistici e i servizi socio-sanitari; quest’ultima area assorbe circa i 2/3 del totale. Il Department of Health (DoH), a cui affluiscono gli stanziamenti, provvede al pagamento di farmacisti e medici di famiglia in rapporto alle prestazioni fornite. La compartecipazione dei pazienti alla spesa farmaceutica avviene tramite il pagamento di un ticket fisso per ricetta.
  • Il finanziamento delle autorità sanitarie locali considera sia la composizione demografica sia il tasso di mortalità della popolazione.
  • L’assistenza privata ricopre un ruolo storicamente subalterno nei confronti del servizio pubblico: offre un’ampia scelta di medici e liste di attesa più corte.

USA


  • La spesa per la sanità negli Stati Uniti è molto alta, più del 15% del PIL: il 60% è spesa privata, per tre quarti garantita da soggetti terzi (assicurazioni e fondi di investimento) e per un quarto direttamente dai cittadini. Il restante 40%, pubblico, per due terzi grava sul bilancio federale e per un terzo su stati e contee.
  • Tuttavia diversi milioni di americani non sono coperti da un’assicurazione sanitaria. Anche se si tratta per lo più di giovani che si affidano alle famiglie per le spese mediche, ci sono anche molti poveri. La sanità resta un problema per il governo, dato che i costi aumentano ogni anno sempre più. Il governo federale ha creato due strutture per garantire a quanta più popolazione possibile l’accesso alle cure mediche: Medicaid, l’organizzazione che offre cure ai poveri e Medicare, l’organizzazione che offre cure agli anziani. Entrambe le strutture sono diventate nel tempo sempre più costose. Mentre la maggior parte degli americani riesce ad ottenere in qualche modo le cure sanitarie, per la classe media, che guadagna poco ma non è così povera da usufruire di Medicaid, le costose cure sanitarie possono essere un grave problema economico.
  • Negli Stati Uniti si usa un sistema chiamato “Health and Maintenance Organizations” (HMO), o Cure Mediche Organizzate, che è molto cresciuto negli ultimi anni. Gli individui pagano una cifra fissa annuale e poi una tassa proporzionale alla cura per ogni visita a cui si sottopongono. Il sistema è basato sull’etica professionale. È il medico di famiglia a decidere se è necessaria o no una visita specialistica.
  • Per l’acquisto di una polizza assicurativa sanitaria privata i premi sono calcolati sul rischio sanitario individuale.
PENSIONI
ITALIA


Attualmente l’età pensionabile è di 65 anni per gli uomini e di 60 anni per le donne. Domani avremo i nuovi parametri decisi dal governo Monti.
Si può andare in pensione anticipata con:
  • 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per artigiani, commercianti e coltivatori diretti)
  • 39 anni di contributi indipendentemente dall'età (2006-2007)
Il dipendente del settore privato che decide di rinviare il pensionamento pur avendo raggiunto i requisiti di anzianità può scegliere di ricevere la totalità dei contributi in busta paga, il cosiddetto superbonus, con un aumento della retribuzione del 32,7% esentasse.
Dal 2008 sono previste modifiche dei requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità.
Sanità:
  • Le persone che sono riconosciute invalide civili, del lavoro o di servizio, hanno diritto a non pagare o a pagare in forma ridotta, secondo le disposizioni delle singole Regioni, i ticket delle spese mediche e sanitarie.
  • Gli assistiti che vivono in condizioni disagiate hanno diritto, per motivi di reddito, a non pagare o a pagare in forma ridotta i ticket delle spese mediche e sanitarie (Legge n. 724/94 e n. 549/95). Sono le singole Regioni che stabiliscono in dettaglio quali sono le persone che ne hanno diritto, la forma di esenzione (totale o parziale) e, nel caso dell’esenzione parziale, la quota che deve essere pagata.
  • Le persone che soffrono di malattie croniche o invalidanti, oppure di malattie rare, che sono affette da tumori, che sono in attesa di un trapianto o che sono tossicodipendenti in terapia con il metadone o in una comunità di recupero, hanno diritto all’esenzione sui ticket, parziale o totale per le cure mediche e sanitarie collegate alla malattia. Sono le singole Regioni che stabiliscono se l’esenzione è totale o parziale e che, in quest’ultimo caso, fissano la quota che deve essere pagata.
  • Il 19% delle spese sostenute per cure mediche e per l’assistenza sanitaria possono essere detratte, scalate cioè dalle tasse da versare, calcolate sul reddito annuale. La detrazione è applicata per somme eccedenti 129,11 euro.

FRANCIA


  • la durata minima contributiva è di 40 anni, l’età pensionabile è 60 anni
  • entro il 2012, la vita contributiva aumenterà fino a 41 anni, entro il 2020 fino a 42
  • incentiva la previdenza privata
In Francia è stato introdotto un sistema di incentivi a restare in attività e ritardare l’inizio della pensione: ogni anno in più di lavoro produce il 3% in più di pensione. Mentre chi non raggiunge il minimo richiesto subisce una decurtazione della pensione del 5% per ogni anno mancante.
Sanità:
  • La copertura sanitaria universale è stata sostituita nel 2005 da una legge che prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali.
  • La nuova legge limita inoltre l’assistenza medica gratuita a persone che guadagnano meno di 690 dollari al mese.
  • Finanziamento: sistema di previdenza sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni).
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici).

GERMANIA


  • l’età pensionabile è di 65 anni (prima per le donne era 60 anni)
  • è previsto un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni in un periodo compreso tra il 2011 e il 2025
Sono previste penalizzazioni economiche per chi va in pensione con meno di 45 anni di versamenti contributivi e incentivi per coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, restino in attività.
Sanità:
  • Copertura sanitaria: Assicurazione Sanitaria Obbligatoria.
  • Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni.
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica).
  • Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata.
  • La Germania si basa sul pilastro del Fondo Malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo che si assicura. Ad oggi, circa il 10% della popolazione tedesca ha aderito a questo sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di aumento dell’onerosità complessiva del sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che i premi si calcolino su un pool anagrafico permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o patologie croniche individuali.


  • attualmente gli uomini lasciano il lavoro a 65 anni e le donne a 60 anni
  • l’età pensionabile salirà a 65 anni per tutti nel 2020, non è possibile il prepensionamento
  • è consentito il cumulo della pensione e del reddito da lavoro
  • il 44% della popolazione ha sottoscritto forme di previdenza integrativa

USA


  • Negli Stati Uniti da tempo gli anziani non vivono più solo di previdenza pubblica, ma si affidano alla previdenza privata e all’investimento in azioni.
  • Per aver diritto all’esenzione fiscale bisogna aver compiuto i 65 anni di età.
  • Il sistema pensionistico federale americano è a ripartizione. I contributi sono versati in quote uguali, dai dipendenti e dai datori di lavoro, nella misura del 6,2% della massa salariale per ciascuna parte, ma solo fino a un tetto del 90%, al di là del quale le retribuzioni ne sono esenti. I prelievi, che rappresentano più di un quarto del totale delle imposte federali, sono corrisposti agli attuali pensionati. Il tasso di sostituzione (ossia la quota del precedente salario o stipendio percepita dal pensionato) è molto bassa: dal 25% al 30%, e appena superiore per le vedove e gli handicappati.








Portale della salute UE

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EUROPEAN HEALTH INDE ATORX: DEVELOPMENT AN]%Y.ITIE IMIOEMENTATION

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Indicatori sanitari della Comunità europea (ECHI)

Gli indicatori sanitari sono dati specifici (tabelle, grafici, mappe) su: stato di salute, determinanti e assistenza sanitaria nei paesi dell'UE. Servono per svolgere attività di monitoraggio e comparazione e fungono da base per l'elaborazione delle politiche.

Strumento ECHI

Puoi scaricare le tabelle, i grafici e le mappe ECHI mediante l'apposito  

***
Altri indicatori sanitari dal sito dell’Unione Europea:

ASSURING THE QUALITY OF HEALTH CARE IN THE EUROPEAN UNION
(assicurare la qualità del servizio sanitario nell’UE)

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La Commissione Europea ha un ente supervisore, si chiama “Health Indicators in the European Regions” (o  ISARE - “Indicateurs de Santé dans les Régions d’Europe).

In questo sito l’Italia ha “difficoltà” a fornire dati (alcune oggettive, dovuto alla decentralizzazione regionale, altre chissà perché…)

Health indicators in the European regions

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Rapporto generale 2010 – attività dell’Unione Europea

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Infine ci sono i dati dell’OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, da cui l'acronimo OCSE (o Organisation for Economic Co-operation and Development - OECD e Organisation de coopération et de développement économiques - OCDE in sede internazionale),
L'OCSE offre consulenza agli stati membri e li consiglia nelle strategie da seguire per favorire la crescita economica in una logica capitalistica – quindi sono dati da prendere con “le pinze”; in ogni caso sono indicativi.


La definizione di welfare state
si intende per “welfare state” o “stato sociale” o “stato del benessere”, come “l’insieme degli interventi dello Stato in campo sociale” per garantire, appunto, il “benessere” dei cittadini e favorire una migliore condizione di vita; è, all’interno delle politiche pubbliche, il complesso delle politiche sociali nei settori della previdenza, dell’assistenza, della sanità, dell’istruzione, della famiglia, della casa, della lotta alla povertà e alla esclusione sociale e, soprattutto negli ultimi anni, del sostegno alle politiche del lavoro, mediante le quali lo Stato fornisce ai propri cittadini forme di protezione (assistenza e assicurazioni sociali), contro i rischi e i bisogni prodotti dal cambiamento della società.
 due file in pdf che riassumano la storia dello stato sociale e differenze e contrapposizioni a livello europeo e nazionale.
In campo economico, classicamente, il welfare è stato definito come “un’architettura istituzionale intesa a rimuovere le imperfezioni dei mercati” e delle connesse società e cioè l’insieme di norme sociali che in un dato contesto governano la redistribuzione delle risorse.  il Welfare non è una politica assistenziale tout court ma un diritto del cittadino  derivante dal fatto di essere cittadino e che, in quanto tale,  contribuisce alla spesa sociale attraverso le tasse - in altre parole il welfare è “l’utilizzo delle risorse pubbliche” (imposte e contribuzioni sociali) per garantire ai cittadini gli stessi diritti di partenza (quali ad esempio: il diritto allo studio – libri in accomodato d’uso ecc; il diritto all’assistenza sanitaria – trattamento odontoiatrico, visita oculistica e fornitura di occhiali ecc) e per intervenire in presenza di bisogni accertati (ad esempio incapacità di lavoro, invalidità da infortuni o malattie, ecc). Se poi una persona se lo può permettere e vuole farlo, si compra i libri scolastici in versione copertina dura e gli occhiali Gucci e si paga lo specialista e l’ospedale privato.
 l’insieme delle “politiche sociali” mediante le quali lo Stato fornisce ai propri cittadini forme di protezione.

Per quanto riguarda il sistema sanitario e previdenziale, in coda ti trasmetto un insieme di indirizzi web “ufficiali”, con dati statistici che mettono a confronto l’Italia con altri paesi. accorgerai che molti dati relativi all’Italia mancano.

Il confronto tra gli altri Paesi mette in luce quella che è stata definita “l’anomalia italiana” che riguarda la classificazione e composizione della spesa per la protezione sociale. Dai dati comunicati a Eurostat risulterebbe che l’Italia è il Paese che destina la parte più consistente delle risorse per coprire le funzioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). Tuttavia un’analisi più approfondita rivela un insieme di asimmetrie informative dovute al fatto che in Italia (ma probabilmente anomalie simili sono presenti anche in altri paesi) nella spesa IVS sono presenti altre spese sociali. Pertanto il confronto con i Paesi europei può essere effettuato solo a livello di sistemi di protezione sociale nel loro complesso, il ché permette di evitare la questione “tutta italiana” sui criteri di classificazione da adottare per definire i settori dell’assistenza e della previdenza.
In breve le peculiarità italiane si possono riassumere così:
a) voci di spesa contabilizzate nella “funzione” vecchiaia che non hanno la caratteristica di “pensione”
- TFR e indennità equivalenti
- Pensioni di invalidità di natura previdenziale percepite da persone con età superiore a quella di pensionamento
- Pensioni ai superstiti senza limiti o vincoli
- Prepensionamenti e pensioni anticipate
b) discutibile collocazione di alcune spese (pensioni integrate al minimo, indennità varie, assegni familiari, assistenza al comparto agricolo)
c) mancata contabilizzazione della spesa per le contribuzioni figurative
d) sottostima di alcune voci di spesa per la protezione sociale

Le “peculiarità italiane” incidono impropriamente sulla spesa pensionistica, dandone una informazione distorta e inesatta facendo risultare STATISTICAMENTE che lo stato italiano ha una maggiore spesa “sanitaria e previdenziale” rispetto agli altri paesi!


In dettaglio possiamo vedere alcune differenze ( dati relative a qualche anno):
ISTRUZIONE:

ITALIA


  • L’Italia ha investito in educazione il 4,50 per cento del Pil, meno della media europea.
  • Sono previsti rimborsi spesa per chi ha i figli iscritti alle scuole paritarie, cioè gli istituti non statali che hanno ottenuto il riconoscimento della parità e che dunque fanno parte del sistema pubblico dell’istruzione: è previsto un contributo a parziale copertura delle spese per la retta da 353 a 564 euro, a seconda del grado di scuola (solo per la scuola dell’obbligo, cioè fino al primo anno delle superiori).
  • Il sistema universitario italiano è prevalentemente pubblico con costi mediamente contenuti: nelle università pubbliche le tasse universitarie possono variare dai 1.000 ai 1.400 euro l’anno. Le università non statali hanno costi variabili e normalmente sono più care di quelle pubbliche.

FRANCIA



  • Gli investimenti pubblici nel sistema educativo in Francia si aggirano intorno al 5,81% del Pil. Caratteristica dell’educazione francese è sempre stata la centralizzazione che ha provocato uniformità in tutte le scuole del Paese:
  • l’istruzione materna è facoltativa e viene impartita, dai due ai sei anni, nelle scuole materne o nelle classi infantili annesse a una scuola primaria;
  • la scuola dell’obbligo comporta tre gradi: un ciclo elementare, un ciclo di osservazione o un ciclo di transizione con biennio finale;
  • dopo la scuola elementare, gli alunni che non vengono riconosciuti idonei all’ammissione alla sixième debbono frequentare le classi biennali, dove si mettono in atto metodi didattici adeguati al livello intellettuale e alle capacità degli iscritti. Segue un biennio finale;
  • al termine dell’istruzione dell’obbligo i giovani possono proseguire gli studi nei licei classici, moderni o tecnici. Tale istruzione comporta due anni di insegnamento impartito in diversi settori e un anno nella classe terminale. In tutte queste sezioni gli allievi studiano filosofia e si preparano a sostenere l’esame di baccalauréat, diviso in due parti;
  • l’ammissione alle facoltà universitarie è consentita senza restrizione a tutti coloro che siano in possesso del baccalauréat o di titolo equivalente.

GERMANIA



L’istruzione obbligatoria ha una durata di nove anni (dal 6° al 15° di età) e la frequenza di tutte le scuole pubbliche è gratuita:
  • l’educazione prescolastica, facoltativa, si svolge nei Kindergärten, giardini d’infanzia comunali, confessionali e in maggioranza privati;
  • l’istruzione primaria nella Grundschule (scuola elementare) ha una durata generalmente quadriennale, dopo di che si offre la scelta fra tre tipi di scuola secondaria: la Hauptschule (scuola dell’obbligo), che dura cinque anni e al termine della quale si entra nel mondo del lavoro frequentando parallelamente scuole professionali triennali per 8 o 10 ore settimanali; la Realschule (scuola media o tecnica), che dura sei anni e porta al conseguimento di un diploma che abilita alla frequenza di una scuola superiore di qualificazione (höhere Fachschule) di durata triennale; il Gymnasium , tradizionale scuola superiore tedesca, che dura nove anni e al termine del quale si consegue un diploma di maturità (Reifszeugnis o Abitur), che dà accesso all’università e agli istituti superiori equiparati. Esiste anche una scuola integrata, la Integrierte Gesamtschule.

GRAN BRETAGNA




In Gran Bretagna si inizia ad andare a scuola all’età di 5 anni e l’educazione è obbligatoria fino a 16 anni. Vi sono sia scuole private che pubbliche ma il 93 % dei bambini frequenta quelle pubbliche.
  • La scuola primaria va dai tre agli undici anni ed è divisa in tre stadi: scuola materna (nursery school) dai 3 ai 5 anni, non obbligatoria; scuola infantile (infant school) dai 5 ai 7 anni; scuola giovanile (junior school) dai 7 agli 11 anni.
  • L’istruzione media è di tre tipi, corrispondenti alle tendenze attitudinali degli allievi: scuola secondaria (secondary grammar school), scuola tecnica (secondary technical school), scuola moderna (secondary modern school).
  • Esistono inoltre le public schools, scuole private caratterizzate da un manifesto stile aristocratico, le più conosciute delle quali sono: Eton, Winchester, Westminster, Harrow, Rugby, Saint Paul, Shrewsbury.
  • In Scozia le scuole secondarie sono di due tipi: quelle di 3 anni e quelle di 4, 5, 6 anni. Nell’Ulster vi sono grammar schools, scuole intermedie secondarie e scuole intermedie tecniche, equivalenti delle modern e delle technical schools del Galles e dell’Inghilterra.
  • All’università si accede attraverso un esame molto selettivo e i suoi corsi durano generalmente 3 o 4 anni, al termine dei quali si consegue il titolo di bachelor (first degree); per conseguire i titoli di master e di doctor si richiede un ulteriore proseguimento degli studi.

USA




Negli Stati Uniti si inizia ad andare a scuola a 6 anni:
  • si inizia col frequentare la Elementary school, dopodiché si entra nella high school, la nostra scuola media, che può essere, a seconda delle età, junior dai 12 ai 14 anni e senior dai 15 ai 17 anni. Nella scuola secondaria, per chi è meno attratto dagli studi umanistici, vi è la possibilità di imparare a utilizzare utensili professionali attraverso corsi di tirocinio che introducano al mondo del lavoro.
  • Pur essendo lo stato che, nominalmente, si fa carico del sistema educativo, l’ordinamento federale degli Stati Uniti delega la strutturazione del percorso didattico agli enti federali. Una tale impostazione rende le varie municipalità assolutamente autonome, sia finanziariamente che sostanzialmente, nel concepimento di una struttura pedagogica.
  • Da ciò deriva una discreta eterogeneità del sistema scolastico laddove discriminante primaria è la capacità di raccolta tributaria dell’ente locale. In altre parole, laddove lo stato è ricco, anche la struttura scolastica può godere di una discreta affidabilità, laddove, invece, lo stato non gode di floridità economica, il sistema educativo non può che risentirne. Ciò origina una scuola su due livelli e molto selettiva. Una scuola in cui le persone che godono di un reddito sufficiente possono permettersi di ricercare i migliori college e in cui, agli altri, non rimangono che gli istituti meno rinomati e meno selettivi.)
SANITÀ

ITALIA


  • Le persone che sono riconosciute invalide civili, del lavoro o di servizio, hanno diritto a non pagare o a pagare in forma ridotta, secondo le disposizioni delle singole Regioni, i ticket delle spese mediche e sanitarie.
  • Gli assistiti che vivono in condizioni disagiate hanno diritto, per motivi di reddito, a non pagare o a pagare in forma ridotta i ticket delle spese mediche e sanitarie (Legge n. 724/94 e n. 549/95). Sono le singole Regioni che stabiliscono in dettaglio quali sono le persone che ne hanno diritto, la forma di esenzione (totale o parziale) e, nel caso dell’esenzione parziale, la quota che deve essere pagata.
  • Le persone che soffrono di malattie croniche o invalidanti, oppure di malattie rare, che sono affette da tumori, che sono in attesa di un trapianto o che sono tossicodipendenti in terapia con il metadone o in una comunità di recupero, hanno diritto all’esenzione sui ticket, parziale o totale per le cure mediche e sanitarie collegate alla malattia. Sono le singole Regioni che stabiliscono se l’esenzione è totale o parziale e che, in quest’ultimo caso, fissano la quota che deve essere pagata.
  • Il 19% delle spese sostenute per cure mediche e per l’assistenza sanitaria possono essere detratte, scalate cioè dalle tasse da versare, calcolate sul reddito annuale. La detrazione è applicata per somme eccedenti 129,11 euro.

FRANCIA



  • La copertura sanitaria universale è stata sostituita nel 2005 da una legge che prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali.
  • La nuova legge limita inoltre l’assistenza medica gratuita a persone che guadagnano meno di 690 dollari al mese.
  • Finanziamento: sistema di previdenza sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni).
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici).

GERMANIA



  • Copertura sanitaria: Assicurazione Sanitaria Obbligatoria.
  • Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni.
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica).
  • Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata.
  • La Germania si basa sul pilastro del Fondo Malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo che si assicura. Ad oggi, circa il 10% della popolazione tedesca ha aderito a questo sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di aumento dell’onerosità complessiva del sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che i premi si calcolino su un pool anagrafico permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o patologie croniche individuali.

GRAN BRETAGNa



  • Il sistema sanitario inglese è impostato sul National Health Service (NHS), il servizio pubblico che provvede all’erogazione e al finanziamento dei servizi sanitari per tutta la popolazione. Il NHS è finanziato per l’80% dalla tassazione generale, per il 16% da contributi sanitari e per il resto dalla compartecipazione alla spesa da parte dei pazienti.
  • I fondi confluiscono al Ministero del Tesoro e la spesa per il NHS è decisa dal governo in sede di destinazione annuale della spesa pubblica. I fondi affluiscono separatamente a due servizi: il servizio di assistenza di base e i servizi ospedalieri che comprendono gli ospedali, i servizi medici specialistici e i servizi socio-sanitari; quest’ultima area assorbe circa i 2/3 del totale. Il Department of Health (DoH), a cui affluiscono gli stanziamenti, provvede al pagamento di farmacisti e medici di famiglia in rapporto alle prestazioni fornite. La compartecipazione dei pazienti alla spesa farmaceutica avviene tramite il pagamento di un ticket fisso per ricetta.
  • Il finanziamento delle autorità sanitarie locali considera sia la composizione demografica sia il tasso di mortalità della popolazione.
  • L’assistenza privata ricopre un ruolo storicamente subalterno nei confronti del servizio pubblico: offre un’ampia scelta di medici e liste di attesa più corte.

USA



  • La spesa per la sanità negli Stati Uniti è molto alta, più del 15% del PIL: il 60% è spesa privata, per tre quarti garantita da soggetti terzi (assicurazioni e fondi di investimento) e per un quarto direttamente dai cittadini. Il restante 40%, pubblico, per due terzi grava sul bilancio federale e per un terzo su stati e contee.
  • Tuttavia diversi milioni di americani non sono coperti da un’assicurazione sanitaria. Anche se si tratta per lo più di giovani che si affidano alle famiglie per le spese mediche, ci sono anche molti poveri. La sanità resta un problema per il governo, dato che i costi aumentano ogni anno sempre più. Il governo federale ha creato due strutture per garantire a quanta più popolazione possibile l’accesso alle cure mediche: Medicaid, l’organizzazione che offre cure ai poveri e Medicare, l’organizzazione che offre cure agli anziani. Entrambe le strutture sono diventate nel tempo sempre più costose. Mentre la maggior parte degli americani riesce ad ottenere in qualche modo le cure sanitarie, per la classe media, che guadagna poco ma non è così povera da usufruire di Medicaid, le costose cure sanitarie possono essere un grave problema economico.
  • Negli Stati Uniti si usa un sistema chiamato “Health and Maintenance Organizations” (HMO), o Cure Mediche Organizzate, che è molto cresciuto negli ultimi anni. Gli individui pagano una cifra fissa annuale e poi una tassa proporzionale alla cura per ogni visita a cui si sottopongono. Il sistema è basato sull’etica professionale. È il medico di famiglia a decidere se è necessaria o no una visita specialistica.
  • Per l’acquisto di una polizza assicurativa sanitaria privata i premi sono calcolati sul rischio sanitario individuale.
PENSIONI
ITALIA



Attualmente l’età pensionabile è di 65 anni per gli uomini e di 60 anni per le donne. Domani avremo i nuovi parametri decisi dal governo Monti.
Si può andare in pensione anticipata con:
  • 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per artigiani, commercianti e coltivatori diretti)
  • 39 anni di contributi indipendentemente dall'età (2006-2007)
Il dipendente del settore privato che decide di rinviare il pensionamento pur avendo raggiunto i requisiti di anzianità può scegliere di ricevere la totalità dei contributi in busta paga, il cosiddetto superbonus, con un aumento della retribuzione del 32,7% esentasse.
Dal 2008 sono previste modifiche dei requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità.
Sanità:
  • Le persone che sono riconosciute invalide civili, del lavoro o di servizio, hanno diritto a non pagare o a pagare in forma ridotta, secondo le disposizioni delle singole Regioni, i ticket delle spese mediche e sanitarie.
  • Gli assistiti che vivono in condizioni disagiate hanno diritto, per motivi di reddito, a non pagare o a pagare in forma ridotta i ticket delle spese mediche e sanitarie (Legge n. 724/94 e n. 549/95). Sono le singole Regioni che stabiliscono in dettaglio quali sono le persone che ne hanno diritto, la forma di esenzione (totale o parziale) e, nel caso dell’esenzione parziale, la quota che deve essere pagata.
  • Le persone che soffrono di malattie croniche o invalidanti, oppure di malattie rare, che sono affette da tumori, che sono in attesa di un trapianto o che sono tossicodipendenti in terapia con il metadone o in una comunità di recupero, hanno diritto all’esenzione sui ticket, parziale o totale per le cure mediche e sanitarie collegate alla malattia. Sono le singole Regioni che stabiliscono se l’esenzione è totale o parziale e che, in quest’ultimo caso, fissano la quota che deve essere pagata.
  • Il 19% delle spese sostenute per cure mediche e per l’assistenza sanitaria possono essere detratte, scalate cioè dalle tasse da versare, calcolate sul reddito annuale. La detrazione è applicata per somme eccedenti 129,11 euro.

FRANCIA



  • la durata minima contributiva è di 40 anni, l’età pensionabile è 60 anni
  • entro il 2012, la vita contributiva aumenterà fino a 41 anni, entro il 2020 fino a 42
  • incentiva la previdenza privata
In Francia è stato introdotto un sistema di incentivi a restare in attività e ritardare l’inizio della pensione: ogni anno in più di lavoro produce il 3% in più di pensione. Mentre chi non raggiunge il minimo richiesto subisce una decurtazione della pensione del 5% per ogni anno mancante.
Sanità:
  • La copertura sanitaria universale è stata sostituita nel 2005 da una legge che prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali.
  • La nuova legge limita inoltre l’assistenza medica gratuita a persone che guadagnano meno di 690 dollari al mese.
  • Finanziamento: sistema di previdenza sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni).
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici).

GERMANIA



  • l’età pensionabile è di 65 anni (prima per le donne era 60 anni)
  • è previsto un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni in un periodo compreso tra il 2011 e il 2025
Sono previste penalizzazioni economiche per chi va in pensione con meno di 45 anni di versamenti contributivi e incentivi per coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, restino in attività.
Sanità:
  • Copertura sanitaria: Assicurazione Sanitaria Obbligatoria.
  • Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni.
  • Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica).
  • Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata.
  • La Germania si basa sul pilastro del Fondo Malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo che si assicura. Ad oggi, circa il 10% della popolazione tedesca ha aderito a questo sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di aumento dell’onerosità complessiva del sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che i premi si calcolino su un pool anagrafico permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o patologie croniche individuali.

GRAN BRETAGNA



  • attualmente gli uomini lasciano il lavoro a 65 anni e le donne a 60 anni
  • l’età pensionabile salirà a 65 anni per tutti nel 2020, non è possibile il prepensionamento
  • è consentito il cumulo della pensione e del reddito da lavoro
  • il 44% della popolazione ha sottoscritto forme di previdenza integrativa

USA



  • Negli Stati Uniti da tempo gli anziani non vivono più solo di previdenza pubblica, ma si affidano alla previdenza privata e all’investimento in azioni.
  • Per aver diritto all’esenzione fiscale bisogna aver compiuto i 65 anni di età.
  • Il sistema pensionistico federale americano è a ripartizione. I contributi sono versati in quote uguali, dai dipendenti e dai datori di lavoro, nella misura del 6,2% della massa salariale per ciascuna parte, ma solo fino a un tetto del 90%, al di là del quale le retribuzioni ne sono esenti. I prelievi, che rappresentano più di un quarto del totale delle imposte federali, sono corrisposti agli attuali pensionati. Il tasso di sostituzione (ossia la quota del precedente salario o stipendio percepita dal pensionato) è molto bassa: dal 25% al 30%, e appena superiore per le vedove e gli handicappati.






Portale della salute UE

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EUROPEAN HEALTH INDICATORS: DEVELOPMENT AND INITIAL IMPLEMENTATION

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Indicatori sanitari della Comunità europea (ECHI)

Gli indicatori sanitari sono dati specifici (tabelle, grafici, mappe) su: stato di salute, determinanti e assistenza sanitaria nei paesi dell'UE. Servono per svolgere attività di monitoraggio e comparazione e fungono da base per l'elaborazione delle politiche.

Strumento ECHI

Puoi scaricare le tabelle, i grafici e le mappe ECHI mediante l'apposito

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Altri indicatori sanitari dal sito dell’Unione Europea:

ASSURING THE QUALITY OF HEALTH CARE IN THE EUROPEAN UNION
(assicurare la qualità del servizio sanitario nell’UE)

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La Commissione Europea ha un ente supervisore, si chiama “Health Indicators in the European Regions” (o  ISARE - “Indicateurs de Santé dans les Régions d’Europe).

In questo sito l’Italia ha “difficoltà” a fornire dati (alcune oggettive, dovuto alla decentralizzazione regionale, altre chissà perché…)

Health indicators in the European regions

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Rapporto generale 2010 – attività dell’Unione Europea

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Infine ci sono i dati dell’OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, da cui l'acronimo OCSE (o Organisation for Economic Co-operation and Development - OECD e Organisation de coopération et de développement économiques - OCDE in sede internazionale),
L'OCSE offre consulenza agli stati membri e li consiglia nelle strategie da seguire per favorire la crescita economica in una logica capitalistica – quindi sono dati da prendere con “le pinze”; in ogni caso sono indicativi.


Buono studio.

Angelo
1 Note storico teoriche sull'idea della decrescita. prof A. Basile

2 La decrescita per il governo della citta'. prof A. Basile

3 Etica e Politica. prof A. Baccarella

4 Messaggi in bottiglia. Mario. Guglielmino

5 MANIFESTO POLITICO PROGRAMMATICO - VOCI ATTIVE

6 Commenti in progress:Voci Critiche

Un commento critico intorno alla bozza di manifesto

Intervento del dr G Salemi (14 10 2011)

7 Partecipare,DArio Fo e l'esempio di Milano. Prof A. CArroccio

( interv del 15 10 2011)

8 Breve storia in 60 " di Voci Attive (22 10 2011).Da redazione Voci attive

9 Vivere di netiquette . di Mario Guglielmino

10 Ultime dalla politica . La redazione di Voci attive ( 30 10 11)

11 Note sul bilancio partecipativo.A cura del dr Vincenzo Raieli

12 Schierarsi senza de-finirsi . di MArio Guglielmino-redazione Voci Attive

13 Un siparietto da Cena delle Ceneri. da Voci ATtive

14 WELFARE :tutto ..o quasi .a cura del prof Angelo Baccarella 4 /12/2011

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