"Sii Tu per primo il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo ." Gandhi
" La democrazia consiste nella partecipazione attiva alle decisioni concernenti i beni pubblici,oppure essa non e' niente ."
H. Arendt


lunedì 27 marzo 2017

Da :"L'inchiesta Sicilia" :Consulte civiche,queste sconosciute...

http://www.inchiestasicilia.com/2017/03/27/le-consulte-civiche-chi-sono-queste-sconosciute/

Politica della rappresentanza e politica della partecipazione.
Le consulte civiche , queste (da noi) sconosciute.

La proposta   che sta dietro la fin troppo sbrigativa  definizione di populismo ,oggi cosi' in voga e davvero abusata  , e' in ultima analisi quella di restituire parte del potere ai cittadini. Questi   devono  recuperare   e rafforzare un ruolo , da molto tempo perso e inaridito,  di influenza ed attiva collaborazione con le istituzioni  politiche e amministrative che si occupano dell'uso e destinazione delle risorse ,dell'individuazione delle priorita' e di stabilire quanto e' davvero necessario al  bene comune e della societa'. La decisione  sulla destinazione  delle risorse  e'  di vitale importanza , in tempi contrassegnati da crisi e  notevole ristrettezza economica . E i cittadini rimangono spesso soffocati e inermi di fronte ad apparati  decisionali e interessi forti , che non consentono alcuna mediazione ne' attenzione  al di fuori di cio' che e' utile alla propria  autoconservazione.La democrazia   della rappresentanza si e' purtroppo avviluppata su se' stessa ,producendo nei fatti una infinita delega in bianco,e rinforzando l'autoreferenzialita' dei sistemi.Il sistema politico in primis, quindi il sistema amministrativo-burocratico,il sistema economico e persino il sistema giuridico e giudiziario. Un buon antidoto  contro questa disumanizzazione globalizzata dei rapporti tra uomini e  istituzioni e' la partecipazione. Il cittadino deve nuovamente entrare come parte attiva  in questi sistemi per riattivare  le connessioni e le  azioni esterne ,volte alla collettivita', per cui queste istituzioni  sono state  in effetti create,per farle ritornare al loro compito originario di servizio . Democrazia della rappresentanza e populismo non sono antitetici , in realta' possono ben coesistere, e anzi costituire vero motore per il buon funzionamento della macchina statale e istituzionale ,sia a livello locale che nazionale e mondiale. A livello locale e comunale , uno strumento altrove ben conosciuto ,ma  in Sicilia poco praticato, e' quello delle Consulte civiche .A dispetto del nome, le Consulte civiche non sono affatto soltanto organi consultivi. Rendono  pareri obbligatori e , tranne in rari casi ,non vincolanti,da richiedere sempre nel caso di provvedimenti che il Consiglio comunale intenda deliberare sulla tematica di cui la Consulta si occupa,costituendo cosi' un importante passaggio sistematico per tenere viva la dialettica tra cittadino e istituzione,senza relegarla ad estemporanee e spesso inutili e velleitarie assemblee sfogatoio o incontri clientelari.In tante esperienze e' poi riconosciuta espressamente dai regolamenti comunali ogni facolta' di assoluta autonomia propositiva e di iniziativa .Dalle consulte partono direttamente  progetti, proposte e ogni altra iniziativa , su input dei cittadini e senza aver bisogno di alcuna delega o commissione.Le consulte possono avere  potere di interpello e di accesso diretto presso ogni ufficio e istituzione comunale ,tramite propri portavoce ,con obbligo di risposta motivata entro precisi termini Assicurando una dialettica costante e un passaggio continuo di proposte e feed back , le Consulte civiche permettono alle istituzioni rappresentative di rimanere vive svolgendo la loro funzione .Il compito delle consulte non e'competitivo o sostitutivo delle istituzioni rappresentative (consiglio comunale, circoscrizione o altro). Le Consulte civiche non vogliono sostituire ,d'altro canto, le altre modalita' piu' o meno informali e autonome di condivisione e incontro tra cittadini . Anzi ,l'autonomia e la sussidiarieta' presuppongono il rapporto vitale in tutta la lunghezza e lo spessore della civicita'.Le Consulte civiche hanno una precisa collocazione nella pianta-albero della sussidiarieta' civica -politica ,e come tali si distinguono in quanto esprimono con particolari modalita' proprie la possibilita' di interagire  efficacemente e con strumenti propri di accesso ai luoghi istituzionali della pubblica amministrazione ,esercitando  un elevato potere di vigilanza , controllo , stimolo,sollecitazione,pressione,progettualita'.
Le consulte civiche nascono quindi e trovano il loro significato pieno come strumenti di facilitazione dei processi civici /amministrativi e politici ,al fine di restituirli come veri servizi al cittadino per una migliore qualita' di vita e benessere sociale in citta'.I membri possono essere scelti o eletti tra esperti o essere convocati tra cittadini interessati e competenti.
A Palermo le Consulte  civiche non sono state  ancora  istituite  ,e nonostante l'amministrazione  comunale si sia sempre a parole impegnata ed espressa favorevolmente ,tutto e' rimasto lettera morta, fatta eccezione per la Consulta  della Pace ,che pur lodevole nelle finalita' ,non ricalca affatto le gravi e pressanti problematiche  dei servizi  locali e della gestione della citta'  , cosi' cara alla prospettiva  dei cittadini comuni,che in migliaia  hanno richiesto l'istituzione di consulte  su temi caldi come urbanistica ,piano regolatore,verde e ambiente,trasporti,diritti e  pari opportunita' ,temi molto vivi e  sensibili di pressante e urgente  interesse diffuso.


Mario Guglielmino


lunedì 13 marzo 2017

da " L'Inchiesta Sicilia "

http://www.inchiestasicilia.com/2017/03/13/elezioni-amministrative/
La febbre del civismo e la notte dei partiti.

Un dato su tutti: nessuno dei partiti tradizionali si appresta ad affrontare le prossime elezioni amministrative comunali con il proprio simbolo. I grafici, designers, esperti di comunicazione, sono fervidamente al lavoro per garantire l’istinto di sopravvivenza dei vecchi simboli


di  Mario Guglielmino*
Ciascun candidato rimarca differenze di visione, preferendo spesso prendere le distanze dal vecchio sistema. L’insofferenza e la diffidenza dell’elettorato verso  consunte icone di apparati di potere politico  induce i leaders e le segreterie a tentare questa strada, per cercare un rapporto nuovo con i cittadini. La domanda, ovvia e doverosa, è se questa operazione di lifting sia sincera o se invece preluda all’ennesima operazione di facciata, destinata a far smarrire ulteriormente gli animi già incerti dei cittadini. Un dato positivo, effetto di questa corsa ad accaparrarsi l’etichetta partecipativa e civica per scacciare i fantasmi della partitocrazia e della vecchia politica, è la presenza notevole, all’interno dei diversi schieramenti, di candidature provenienti  dal mondo del civismo, dell’attivismo, del volontariato, dell’impegno sociale.
Forse per la prima volta, dopo anni, è in atto una sorta di formazione di un doppio binario, lungo il quale, accanto alle candidature più politiche e  rappresentative di gruppi di interesse tradizionalmente connotati, si affacciano e si propongono in pari misura molti nuovi profili. In alcuni casi è proprio la lista e il candidato sindaco a rappresentare in modo radicale questa esigenza di rappresentanza che viene spesso definita di “democrazia  dal basso”. Se destra e sinistra, infatti, non sembrano ormai trovare giustificazione e forza nelle ideologie, la vera differenza sarà data dalla qualità della partecipazione dei diretti interessati, dalla possibilità e dalle idee che i cittadini potranno offrire direttamente per la formazione di un programma e per la gestione  del bene comune.
Ecco  così la corsa  di ciascuno schieramento a definire programmi che si tende a definire come partecipati, a chiamare i cittadini  più volte qui e là a riunioni e assemblee consultive e propositive.
Questo gradito vento della partecipazione e questa attenzione alla base, a dire il vero, sarebbe stato ancora più gradito come modus operandi abituale nel tempo dell’ordinaria amministrazione, e non invece come panacea alla fine di un percorso e all’inizio di una nuova chiamata alle urne.
Da questo punto di vista, per molti  sarà necessario uno sforzo notevole per fare in modo che il nuovo approccio sia vissuto dall’elettorato come proposta di sostanza, e non invece strumentale all’acquisto o conferma  del consenso. Da altre parti, però, l’istanza pare davvero sostenuta da una  storia, spesso silenziosa e dietro le quinte ,fatta  di  conoscenza del territorio e delle sue problematiche ,grazie  alla  passione che semplici  cittadini,magari col sostegno di  formazioni sociali, gruppi di volontariato, di sensibilizzazione e azione su determinati temi, portano avanti da diversi anni, e spesso senza  riconoscimento alcuno.
La soluzione partecipativa, civica, appare come l’unica strada da preferire per fare in modo che i due sistemi ormai autoreferenziali della politica e della burocrazia siano rimessi in grado di lavorare proficuamente ed  efficacemente per il bene comune. L’impegno civico, rinnovando la politica, può imprimere dal basso quel movimento critico e  propositivo che sia motore attivo di un vero cambiamento, e costituendo da pungolo e anello di congiunzione col sistema dell’apparato burocratico (altra  grave palla al piede per la ripresa ) costituisce l’unica  strada per rendere nuovamente funzionali, e non sterili conflitti di  attribuzioni e di poteri, i rapporti dei soggetti politico  istituzionali tra loro e con i cittadini.
Il cambiamento culturale  sembra comunque avviato.
 * Voci Attive- Palermo